Ardengo Soffici

Soffici Ardengo

Scrittore e pittore (Rignano sull’Arno 1879 – Forte dei Marmi 1964); lasciò presto le scuole per studiare liberamente pittura; dal 1903 al 1907 visse a Parigi; tornato in Italia, fu tra i principali collaboratori della Voce e fondò (1913), con G. Papini, Lacerba; interventista e combattente della guerra 1915-18, fu collaboratore, dalla fondazione, del Popolo d’Italia, e convinto sostenitore del fascismo; nel 1939 fu nominato accademico d’Italia. La sua prima attività fu di critico d’arte, inteso a demolire le fame usurpate e a illustrare o valorizzare alcune fra le maggiori personalità dell’impressionismo e postimpressionismo francese, con una violenza polemica simile a quella, in campo filosofico-letterario, di Papini. E, come Papini, S. passò per varie esperienze d’avanguardia, dal futurismo al cubismo, facendosene via via acceso banditore, per poi ripiegare, nel primo dopoguerra, su quelle posizioni tradizionali di cui, in fondo, il suo temperamento sanamente provinciale e il suo gusto arguto di toscano avevano sempre sentito la nostalgia.

Come scrittore, dopo l’autobiografia trasposta di Ignoto toscano (1909) e quella ingenuamente donchisciottesca di Lemmonio Boreo (1911), S. trovò nelle impressioni, nei ricordi, nei paesaggi, nei rapidi bozzetti e ritratti di Arlecchino (1914), Giornale di bordo (1915), La giostra dei sensi (1919), la sua congeniale misura/”>misura di frammentista lirico, innamorato, nonostante certo pessimismo, della vita e della natura e portato a “posar le parole come il pittore i colori”. E queste doti di ritrattista e paesista, ma non la luminosità e la freschezza delle sue opere precedenti, sono presenti anche in altre sue opere, da Kobilek (1918) e La ritirata del Friuli (1919), notevolissimi libri di guerra, ai Ricordi di vita artistica e letteraria (1930), al Taccuino di Arno Borghi (1933), alle quattro parti dell'”autoritratto” L’uva e la croce (1951), Passi tra le rovine (1952), Il salto vitale (1954), Fine di un mondo (1955).

Anche come poeta S. passò dall’avanguardismo futurista di Bif§zf+18. Simultaneità. Chimismi lirici (1915) al tradizionalismo conservatore di Marsia e Apollo (1938). Fra i numerosi altri scritti: Il caso Rosso e l’impressionismo (1909); Arthur Rimbaud (1911); Cubismo e futurismo (1914); Scoperte e massacri (1919); Statue e fantocci (1919); Primi principi di un’estetica futurista (1920); Giovanni Fattori (1921); Periplo dell’arte (1928); Salti nel tempo (1939); Itinerario inglese (1947); D’ogni erba un fascio (1958). Le sue Opere sono state raccolte in 7 volumi (1959-68); tra le pubblicazioni postume si ricordano le Lettere a Prezzolini (1988). n La produzione pittorica di S. corrisponde a quella singolare posizione, da lui assunta nel campo letterario e critico, di anticonformismo, non mai drastico, però, rispetto alla tradizione. Cézanne è, fra i maestri di Parigi, quello il cui insegnamento è stato per lui il più fecondo, tanto da riaffiorare di volta in volta nei suoi quadri migliori. Si ricordano Casa colonica della coll. M. Rimoldi a Cortina d’Ampezzo, Campi arati e Campo con pagliaio nella Galleria nazionale d’arte moderna di Roma.



(Spanish)
Rignano sull’Arno 1879 – Forte dei Marmi 1964, fue un escritor y pintor italiano.
Soffici era miembro de una familia de agricultores que en la primavera de 1893 se trasladó a Florencia. Tras la muerte de su padre se trasladó a París, en donde comenzó a trabajar como ilustrador, un empleo mal pagado que le hace llevar una vida de estrecheces. Allí conoce a Giovanni Vailati, Mario Calderoni y Giovanni Papini con el que mantendrá una estrecha amistad cuando regresen a Italia. En este período parisino, Soffici se relacionó también con Guillaume Apollinaire, Pablo Picasso y Max Jacob, frecuentó el Bateau-Lavoir, se formó como escritor y publicó numerosos artículos en las revistas “La pluma” y “La Europa artista.

De regreso en Italia, gracias a su amistad con Papini, comenzó a publicar críticas de arte en la revista La Voce, fundada por éste en 1908. Participa entonces activamente en la polémicas intelectuales de la época sobre el idealismo, el materialismo, el espiritualismo, el romanticismo, el futurismo, el clasicismo y el modernismo.

Durante otra estancia en París, conoce la obra de Arthur Rimbaud, poeta entonces casi desconocido en Italia.

En 1911, de nuevo en Italia, visita una exposición futurista en Milán que le produce, según explica en un artículo, una decepción soberbia. La reacción de los futuristas fue violenta. Marinetti, Boccioni y Carrà, agredieron a Soffici, que quiso tomar venganza junto a sus amigos. Más tarde, se reconciliaría con los futuristas.

En 1913 Soffici funda la revista Lacerba gracias a las encuentros con otros artistas en el más importante cafe’ literario de Italia, el Giubbe Rosse. De este período son sus obras más significativas y también las más polémicas.

Cuando estalla la guerra, que Soffici ha defendido con fuerza como reacción contra la Kultur germánica, a la que considera una amenaza mortal para la humanidad, el escritor se enrola voluntario, participa en varios combates, resulta herido y se le concede una condecoración.

De esta experiencia surge un Diario de combate (1918) y de la experiencia siguiente, como oficial adscrito a la sección de propaganda del Ejército en 1917, La retirada de Friuli, que publicará en 1919. Terminada la guerra, Soffici colabora en “El pueblo de Italia”, el “Corriere della sera” y “Galleria”.

Con el paso del tiempo, se va manifestando un cambio en Soffici. El hombre que había dado a conocer en Florencia a Cézanne, el cubismo, Apollinaire, y que había expresado su entusiasmo por Rimbaud, se pliega en un estilo decoroso y clásico y se adhiere a la política fascista.