Paladini Vinicio

Mosca 1902 – Roma 1971. Nel 1903 si trasferì a Roma con la famiglia. Dal 1921 frequentò Anton Giulio Bragaglia e l’ambiente gravitante attorno alla sua Casa d’arte di Roma. Nel 1922 fu presente, tra le altre, alla mostra futurista che si tenne in occasione del 2e Kongres voor Moderne Kunst di Anversa. Nello stesso anno prese parte all’Esposizione d’arte italiana futurista di Bologna presso il teatro Modernissimo, all’Esposizione futurista internazionale al Winter Club di Torino e alla I Esposizione futurista di Macerata nel Palazzo del Convitto nazionale.

Nel 1922 firmò, con Ivo Pannaggi, il Manifesto dell’arte meccanica futurista su La nuova Lacerba.
In questo scritto si sosteneva che l’operaio potesse diventare il fulcro di una rivoluzione estetica e politica: attraverso un utilizzo «creativo» della macchina poteva cessare di esserne sottomesso e diventarne padrone. Paladini fu uno dei primi, in Italia, a interessarsi alle avanguardie sovietiche e anche le sue simpatie politiche erano bolsceviche, come ben testimoniano gli articoli pubblicati sul giornale Avanguardia.

Nel 1923 tenne una personale alla Casa d’arte Bragaglia, l’anno seguente partecipò all’Internationale Ausstellung neuer Theatertechnik al Konzerthaus di Vienna ed espose alla Première Zenit Exposition Internationale de l’Art Nouveau di Belgrado, organizzata da Liubomir Mitzitch.

Alla fine del 1926 Paladini, con l’aiuto di alcuni amici, come Dino Terra, Elena Ferrari e Umberto Barbaro, lanciò un volantino ‘immaginista’ e, pochi mesi dopo, nella copertina del I numero de La ruota dentata (Febbraio 1927) pubblicò il manifesto Prima rivelazione dell’immaginismo accanto a un fotomontaggio dove sono palesi le influenze del dadaismo tedesco.

Nel 1927 partecipò a varie manifestazioni internazionali, fra le quali la Grande mostra di pittura futurista alla Casa del fascio di Bologna e l’International Exhibition of Modern Art, a The Anderson Galleries di New York Crispolti. Nel 1928 prese parte alla I Esposizione italiana di architettura razionale presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma esponendo vari progetti, fra i quali Casetta al mare.

Nel 1930 Paladini si laureò in architettura a Roma e lo stesso anno partecipò alla Mostra di architettura razionale alla Galleria di Roma a Palazzo Coppedè, diretta da Pier Maria Bardi (V. P., 1958). Nel 1931 realizzò la scenografia del film La segretaria privata di Goffredo Alessandrini.

In questi anni continuava a sostenere il M.I.A.R. (Movimento italiano per l’architettura razionale), al quale si era avvicinato durante l’università, arrivando a esercitare un’influenza ‘razionalista’ anche sulle opere del suo collega Ivo Pannaggi.

Negli anni Trenta, parallelamente all’attività di architetto, praticò una pittura figurativa con forti contrasti luministici (da Paladini stesso definita ‘seicentesca’), dove comparivano nudi e statue classiche mutile. Continuava con costanza anche a lavorare come grafico, realizzando soprattutto copertine di riviste e libri, attraverso le tecniche del fotomontaggio e del collage, con esiti che talvolta coniugavano costruttivismo ed elementi surrealisti.

Fra il 1935 e il 1937 visse e lavorò prevalentemente a New York, dedicandosi alla realizzazione di locali commerciali e al design. Nel 1936 si stabilì per alcuni mesi a Parigi e ritornò a Roma alla fine del 1937.

Nel 1938, anno in cui realizzò la scenografia del film L’ultima nemica di Umberto Barbaro, espose i suoi lavori di scenografie teatrali e di scenotecnica cinematografica presso il teatro delle Arti di Roma, in occasione della rappresentazione del dramma Capitano Ulisse di Alberto Savinio, per il quale Paladini aveva progettato le scene.

Fra il 1938 e il 1953 tornò nuovamente a lavorare stabilmente a New York: fra le realizzazioni di questi anni, si segnala la sede della LAI (Linee aeree italiane) del 1951, uno spazio ancora basato sull’ortogonalità dell’architettura razionalista, senza uso di decorazioni ornamentali, con qualche moderato inserimento di essenziali profili lineari sinusoidali .

Alla sua formazione razionalista negli anni Cinquanta si sovrappone, in alcuni lavori, un chiaro riferimento all’architettura giapponese, mediata attraverso le opere di Frank Lloyd Wright: si vedano i Progetti di villino per il mare.

Tornato in Italia nel 1953 si dedicò alla professione di architetto: fra le sue realizzazioni si ricordano il Quartiere INA Casa (1957-62) a Conegliano Veneto (Treviso), in collaborazione con un gruppo di architetti diretti da Mario Ridolfi. A partire dagli anni Cinquanta ripropose, analogamente ad altri futuristi, i lavori eseguiti negli anni Venti, partecipando al revival futurista e a varie mostre, fra le quali la Prima rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio (1958), tenuta a Palazzo delle Esposizioni a Roma e Appunti sul futurismo a Macerata (1963), presso la Pinacoteca comunale.

Morì a Roma il 30 dicembre 1971.