Lirismo sintetico e sensazione fisica

Lirismo sintetico e sensazione fisica

Lirismo sintetico e sensazione fisica, 1 Gennaio 1914

La nuova sensibilità futurista impone al genio lirico, veramente moderno, una più profonda e rapida espressione della vita nostra, poiché il periodo tradizionale (otre gonfio di vento in cui ronza una mosca-pensiero) viene fatalmente urtato e sorpassato dalle veloci correnti della multipla esistenza quotidiana.

La poesia d’oggi, obesa com’è di volute, fregi, decorazioni sonore, stanca fino allo spasimo la intelligenza con i massicci carichi di lucida ed inutile zavorra stilistica, e si limita per la sostanza a riprodurre sole apparenze (interne ed esterne) o ad esprimere pure astrazioni sentimentali e cerebrali.

Talvolta coglie una sensazione originale, ma vi giuoca sopra per pagine e pagine esibendola da tutti i lati (come una donna bella) e costringendoci ad esaminare con ossessionante minuzia, le particolarità che afferrammo a prima vista, con la rapidità dell’intuizione.

L’opera d’arte è ancora troppo definita nei contorni (assenza di spiragli) e troppo esplicativa (abbondanza di commenti superflui).

Le idee debbono balzare dal genio dello scrittore nella loro nudità essenziale, percuotere con ritmo scabro il cervello di chi legge, e fuggire incalzate dal rapido succedersi di cento altre.

Occorre perciò, come dice Marinetti, abolire : l’ortografia la grammatica la sintassi l’avverbio l’aggettivo e aggiungo io il verbo

L’abolizione del verbo conduce all’uso esclusivo di sostantivi. Ne deriva quindi una maggiore corposità dell’espressione, che risulta perciò formata da elementi tangibili, ponderabili e non cade mai nell’indeterminato e nell’indefinito.

Abolito il verbo, il movimento alle masse liriche può venire impresso dalle preposizioni che agiscono in questo caso da ascensori e da propulsori, e spostano sui diversi piani delle nostre emozioni ed impressioni, le sensazioni liriche.

Si moltiplicano così il numero e la velocità delle sensazioni schematiche, senza lasciare il tempo alla intelligenza di definirle, spiegarle, commentarle, e si genera nello stesso tempo l’opera una e molteplice.

Una nel genio dell’artista che la crea. Molteplice nella varietà dell’integrazione necessaria, entro la sensibilità di chi legge.

Soltanto col lirismo sintetico e con l’immaginazione senza fili espressi in una forma rapida e telegrafica, si può uscire da tutti gli stili, evitare assolutamente la cifra letteraria e andare verso una espressione impersonale, aderente al soggetto, espressione che rende facile ai diversi temperamenti l’interpretazione lirica delle cose, con una assoluta varietà di ritmi interiori.

SENSAZIONE FISICA.

Oltre i valori nuovi di espressione, sorge la necessità di nuovi valori di interpretazione. Si è troppo abusato in poesia di elementi puramente fonici e fotografici e di convenzionalismi astratti. Tutto ciò non interessa punto la sensibilità futurista.

Il poeta essendo un ipersensibile deve insegnare la sensibilità agli altri, perchè ognuno possa godere con maggiore intensità sensazioni raffinate e quasi impercettibili.

Perciò deve rendere la realtà non per mezzo di apparenze visive, ma con equivalenti lirici. In base quindi alle diverse impressioni ed emozioni suscitate in noi dal soggetto.

Si giunge con ciò alla sensazione fisica che vive di elementi di poesia pura senza richiami filosofici o culturali, senza descrizioni pittoriche o musicali.

Verso queste espressioni di poesia pura deve tendere continuamente il lirismo sintetico essenziale per creare il capolavoro dinamico che non sia musica, nè pittura nè letteratura, nè filosofia, ma renda con una sintesi di interpretazioni liriche, il fondo analogico delle cose.

La lirica che segue è uno dei miei migliori saggi di lirismo sintetico, con accenni di poesia pura (che meglio concretai nel Riso)

Dal lato formale poi risponde pienamente all’abolizione del verbo, e alla messa in valore delle preposizioni ascensori e propulsori.

AVANSCOPERTA

Oscillazioni di torri di fumo

dall’alba al tramonto

vaneggiamenti di case continue

nel borbottìo della vita

piazze affamate di cose veloci

strade

di voci di carrozzoni di rapide gambe

tortuosità dei vicoli

tutto nell’enorme scintillìo stropiccìo

polverìo della città futura

IL VERDE

riquadri di fresco con venature

di siepi con legamenti d’alberi

in festa di trilli odore

di sano

di grasso

e di letame

Slargamento degli occhi purità

della voce pensieri di silenzio d’evaporamento

Ma d’un tratto

di scatto

dalle vie sottostanti

nembi di polvere sobbalzi di ruote

lacerazioni di trombe sgolate

o ritmico-ritmico lo stantuffo di un treno con la

danza-dei-ventre-del fumo e il metallico sgretolìo

delle rotaie.

Sosta della campagna

perplessità delle bestie

intorbidamento degli uomini.

 

MONTAGNE

Stazioni della tormenta della neve

della salute

non della solitudine non della

inviolabilità dei silenzi

Spirali

delle strade senza vertebre

su fino alla cima

Primavera dei campanacci delle mandrie

estate delle ville (alveari di strepiti)

autunno delle comitive e dei boscaioli

inverno degli uragani alpinisti

 

MONTAGNE

Sanatori della vita passeggiata degli ardimentosi

fortezze del vento in continua canzone

Torbida insonnia delle alghe

bastimenti spole dei continenti

tra maghe di fumo nell’azzurro

tra reti di scie mai richiuse

nel verde.

SEMPRE

una zona di bianco una striscia fumosa

una vibrazione di sirena

o il trapano di un’elica dentro l’acqua Nemmeno il cielo cupola della grandezza con

voluttà di macchine con dipanamenti ài voli

intricati

nemmeno la notte

eremitaggio delle stelle

col viaggio assiduo dell’occhio

d’arcata in arcata d’astri

di tappa in tappa di costellazioni verso

l’infinito

Nessuna verginità pel desiderio

Deserti con righe di carovane

Ghiacci del polo con orme di piedi

Mistero d’oltre stelle con punte

di pensiero allo scandaglio.

FANCIULLO

Stupore di piccole membra

senza riso innocenza pianto

pupille avide

dei giuochi di pazienza della vita

DONNA lembo di carne

tormento dei nervi insurrezione della vanità

lotta a corpo a corpo col maschio

sull’abisso del predominio

E noi quasi ciechi

tutto il giorno in armi

contro gomiti mani pugnali contigui

per la conservazione

PANE

AMORE

VOLUTTÀ’

Convoglio di sibili di strepiti di fremiti

sulle strade stordite

strascicamento di milioni di piedi

sul tavolato del mondo

navigazione di zattere di pece

sul mare traballante

sbilanciamento dell’anima

nodo di noia o di paura innanzi

al nulla

sull’altalena folle del pensiero

e dentro

gli occhi

la bocca

e i sensi

un torbido fiume di AMARO.

Folgore. Lirismo sintetico e sensazione fisica, 1 Gennaio 1914