Gerardo Dottori

Dottori Gerardo

Nacque a Perugia l’11 nov. 1884, da Ezio, artigiano materassaio, e da Colomba Luisa Gambini, primogenito di quattro figli. Il D. interruppe gli studi dopo le scuole elementari e venne messo a bottega da un antiquario, presso il quale apprese i primi rudimenti del disegno.

Nel 1904 si iscrisse all’accademia di belle arti di Perugia, rimanendovi per otto anni. Per sostenersi agli studi eseguì piccoli lavori di decorazione murale, seguendo lo stile liberty allora in voga. Questa esperienza gli diede modo di impadronirsi della tecnica della tempera, che coltivò con passione negli anni successivi.

Nel tempo libero dall’accademia iniziò a dipingere en plein air nelle campagne intorno a Perugia: i suoi primi quadri testimoniano dell’interesse per la corrente simbolista-divisionista di P. Nomellini e D. Cambellotti, con tratti che fanno pensare anche a E. Lionne e al primo Balla.

Nel 1909 inviò un quadro alla VIII Biennale di Venezia, che però venne respinto dalla giuria di accettazione (Ballo, 1970., p. 24). Intorno a questa data cominciò ad essere attratto dagli echi del futurismo, che giungevano nella provinciale Perugia attraverso le sbiadite e ironiche cronache dei giornali. Nel 1910 collaborò alla rivista fiorentina La Difesa dell’arte (Futurismo…, 1986, p. 469). Nel 1911 fu invitato alla I Esposizione nazionale giovanile di belle arti a Napoli; alla fine dello stesso anno conobbe i futuristi romani e nel 1912 aderì al movimento. Il 9 apr. 1914 il D. e i suoi compagni organizzarono a Perugia al teatro Turreno una serata futurista, con la partecipazione di F. T. Marinetti. Pochi giorni prima si era inaugurata, a Roma, la I Mostra internazionale futurista, con la partecipazione dei D. a fianco dei maggiori esponenti del movimento da G. Balla a F. Depero, a E. Prampolini, all'”ospite” A. Archipenko.

Costretto a partire per la guerra, il D. continuò a disegnare e a scrivere novelle, impressioni e Parole in libertà, firmandosi con lo pseudonimo G. Voglio. Al termine del conflitto, tornato a Perugia, riprese l’attività pittorica e nel 1920 a Roma, presso la galleria d’arte Bragaglia, tenne la sua prima personale, inaugurata da Marinetti. Lo stesso anno, a Perugia, diede vita alla rivista Griffa! Nel 1921 espose nuovamente a Roma e partecipò con i futuristi alla I Esposizione internazionale d’arte moderna a Ginevra.

Nei quadri immediatamente precedenti lo scoppio della guerra e in quelli successivi, almeno fino al 1930, si avverte soprattutto l’influenza di Balla, il pittore più ammirato dal D., ma si notano anche dei caratteri assolutamente originali: innanzitutto l’attenzione per la natura e il paesaggio, contrapposta alle ternatiche “urbane” e meccaniche del futurismo, legata alla matrice umbra dell’artista.

Nel 1924 un suo dipinto sul tema del paesaggio umbro venne esposto alla XIV Biennale di Venezia. Ricorda l’artista: “fu il primo quadro futurista ammesso dalla Giuria della Biennale, ebbe molto successo di critica perché era il mio primo quadro che rivelava una concezione e costruzione nuova del paesaggio … Questa concezione mi venne dall’idea di dare la sintesi della visione totalitaria del paesaggio umbro veduto dall’alto. di una montagna, per immettere nel quadro più spazio possibile e superare così il tradizionale orizzonte limitato da una linea orizzontale” (Ballo, 1970, p. 49).

Nel 1925 partecipò con un cospicuo numero di opere alla III Biennale romana. Nel 1926 il D. si trasferì a Roma, sempre a stretto contatto con i futuristi e con loro espose alla XV Biennale di Venezia (1926). Tra il 1927 e il 1928 si dedicò alla decorazione murale: si ricordano soprattutto il ristorante “Altro mondo” di Perugia (decorazione perduta; ripr. in Ricostruzione futurista…, 1980, p. 291) e i murali dell’idroscalo di Ostia (ibid., p. 531). Nel 1928-29 collaborò con G. Fabbri a Faenza alla realizzazione di ceramiche futuriste. Di questo stesso periodo sono alcune piccole sculture (Modena, Galleria Fonte d’Abisso Edizioni) in cui si notano evidenti richiami alla scultura primitiva (Futurismo…, 1986, pp. 334, 469; D. aeropittore…, 1983, p. 44, nn. 38-40). Nello stesso anno tenne una personale a Torino presso il Circolo della stampa.

Nel 1929, insieme con Balla, Marinetti, Depero, Prampolini, Luigi Colombo (Fillia), M. Somenzi, Guglielmo Sansoni (Tato), firmò il manifesto dell’aeropittura, ispirato in parte anche alle sue ricerche sul paesaggio “totale”. Durante gli anni Trenta collaborò frequentemente con giornali e riviste come Il Giornale d’Italia, Oggi e domani, L’Impero e partecipò costantemente alle rassegne del gruppo futurista e alle grandi esposizioni nazionali. Venne premiato alla I Esposizione internazionale d’arte sacra (Roma 1930), alla XVIII Biennale di Venezia (1932), al premio di pittura “Golfò della Spezia” (1933), alla Esposizione universale di Parigi (1937).

La sua posizione nell’ambito del secondo futurismo rimase originale e distaccata: mentre Prampolini e Fillia spingevano le ricerche del gruppo verso una sorta di “parasurrealismo”, il D. rimase fedele alle sue immagini liriche e contemplative, che uniscono il dinamismo moderno della visione al senso mistico della natura, proprio della tradizione pittorica del centro Italia.

Nel 1939 il D. fece definitivamente ritorno a Perugia, dove divenne insegnante di pittura presso l’accademia di belle arti “P. Vannucci” (di cui fu direttore dal 1940 al 1947). Nel 190 elaborò il manifesto futurista umbro dell’aeropittura; nel 1942 tenne una personale (36 opere) nell’ambito della XXIII Biennale di Venezia. Dopo la guerra il suo lavoro proseguì intenso.

Con l’età e il successo prevalsero i lati meditativi del suo carattere: vivendo appartato nella sua città, il D. affinò il suo linguaggio in una serena esperienza formale, attenta ai valori della qualità pittorica ma pur sempre fedele agli originali accenti del dinamismo e della vibrante sintesi di colore e forma sperimentate fin dagli anni Dieci.

Molte furono le esposizioni personali e collettive, soprattutto quando il crescente interesse per la storia del futurismo ripropose la sua opera accanto a quella di Balla, U. Boccioni, G. Severini, Depero, Prampolini, permettendo un confronto critico di apporti e tendenze.

Dopo aver partecipato alla Mostra storica del futurismo alla XXX Biennale di Venezia (1960), l’artista tenne alcune importanti antologiche: a Perugia (1968), a Todi (1971), a Roma (1972) e Trieste (1974).

Morì a Perugia il 13 giugno 1977



(Spanish)
(Perugia 1884 – 1977) fue un pintor italiano, miembro destacado del futurismo, firmante del manifiesto de la Aeropittura (Aeropintura), corriente del Futurismo que mostraba su entusiasmo por el vuelo, el dinamismo del aeroplano y las vistas que se alcanzaban desde tales aparatos. Algunas de las pinturas más representativas de Dottori muestran los paisajes de su Umbría natal.
Dottori procedía de una familia humilde. A los ocho años perdió a su madre. Se matriculó en la Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci de Perugia, al tiempo que trabajaba para un anticuario. Se inició profesionalmente como decorador en Milán, ciudad a la que se trasladó en 1906. En 1908 regresó a sus estudios y comenzó a frecuentar el ambiente artístico vanguardista de Florencia. En 1910 inició sus colaboraciones con la revista La Difesa dell’Arte.

En 1911 se trasladó a Roma, donde conoció a Giacomo Balla y se adhirió al Futurismo. Organizó el primer grupo futurista de la Umbría y en 1915 se enroló para luchar en la Primera Guerra Mundial. Durante su estancia en el ejército escribió Parole in libertà. En 1920 fundó la revista Griffa!, con la que se propuso defender el Futurismo en Perugia. Ese mismo año se organizó en Roma su primera exposición individual.

En 1924 fue el primer futurista en exponer su obra en la Bienal de Venecia. A lo largo de su vida, Dottori participará en diez ediciones de la Bienal.

Su mayor aportación al movimiento fue en la corriente de la Aeropintura. Firmó el Manifesto dell’aeropittura escrito y suscrito en 1929 por Marinetti en solitario y que en 1931 revalidó con la firma de Dottori y las de Balla y Prampolini.

Entre 1925 y finales de los años 1930 vivió en Roma. Escribió en varias revistas de arte. En 1932 fue citado como el primer ejemplo de artista futurista interesado también en el arte sacro. Firmó el Manifesto dell’Arte Sacra Futurista junto a Marinetti y Fillia.

En 1939 obtuvo la cátedra de Pintura de la Academia di Belle Arti Pietro Vannucci de Perugia, que dirigió hasta 1947.

En 1941 escribió el Manifesto umbro dell’aeropittura, donde afirmaba que la verdadera esencia de su Futurismo residía en representar ambientes y paisajes místicos.

Murió en Perugia en 1977 y está enterrado en el Cementerio Monumental de esta ciudad, en la sección reservada a los ciudadanos ilustres.